La Città di Olbia

[et_pb_section fb_built=”1″ fullwidth=”on” _builder_version=”3.22.3″][et_pb_fullwidth_header title=”LACITTÀ DI OLBIA” subhead=”Informazioni ed itinerari attorno al principale centro della Gallura” _builder_version=”3.22.7″ background_color=”rgba(0,0,0,0.3)” background_image=”https://www.cinematavolara.it/wp-content/uploads/2019/05/festival-cinema-tavolara-header-casetta.jpg” background_position=”top_center” background_blend=”overlay”][/et_pb_fullwidth_header][/et_pb_section][et_pb_section fb_built=”1″ _builder_version=”3.22.3″ custom_padding=”|||1px||”][et_pb_row use_custom_gutter=”on” _builder_version=”3.22.4″][et_pb_column type=”1_2″ _builder_version=”3.22.1″][et_pb_blurb title=”Le Origini” image=”https://www.cinematavolara.it/wp-content/uploads/2019/05/San-Teodoro-header-blurb.jpg” _builder_version=”3.22.7″ header_level=”h3″ header_font=”|600|||||||” header_text_color=”#0a5190″ body_font=”||||||||” custom_padding=”||30px|||”]

Dalla fondazione di Olbia al Novecento

L’antichissima origine del popolamento umano in quest’area
della Sardegna è testimoniata da innumerevoli resti preistorici, in particolare di epoca nuragica.

Alle genti sarde si sostituirono poi i fenici, i punici, e in seguito, i romani, che ingrandirono e potenziarono enormemente il porto e la città cartaginese.

Olbia divenne ricca e importante,grazie al fertile entroterra, alle iniziative produttive più varie esoprattutto alle esportazioni dei prodotti isolani verso la madrepatria.

La decadenza iniziò, come per molti altri centri costieri sardi con le invasioni barbariche; in seguito, nel Medioevo, Olbia conobbe un nuovo periodo di prosperità, e fu sede dei giudici di Gallura, capitale del Giudicato col nome di Civita.Verso il ‘300, a causa della conquista aragonese dell’isola, la diminuita importanza del porto (venuti a mancare i commerci con la penisola) e l’incubo delle incursioni piratesche determinarono lo spopolamento della città e di tutta la costa gallurese, che durò quattro secoli, anche sotto la dominazione spagnola.

Solo nell’ottocento venne un primo concreto accenno di nuovo sviluppo, quando fu riorganizzato il traffico portuale; in questo
periodo la città si chiamava Terranova Pausania, e riassunse l’antico nome romano di Olbia nel 1939.

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Una passeggiata al centro della Città

Dal corso Vittorio Emanuele e dalla via Genova, sul lato del porto, si raggiunge in breve il corso Umberto, via principale della città, sempre animata per la tradizionale passeggiata degli olbiensi e (soprattutto, ma non solo, d’estate) di grandi folle di turisti. Sulla sinistra, all’inizio (verso il porto) del corso si vede il palazzo comunale in stile liberty; più avanti, a destra, fra i vicoli del centro storico si raggiunge la parrocchiale di S. Paolo, semplice ma interessante esempio di architettura gallurese del ‘700 (all’interno, altarilignei ed un pulpito intarsiato di scuola veneziana del sec. XVIII trasformato in ambone).

Più avanti, nella piazza Regina Elena, si notano i resti di cisterne collegate all’acquedotto, che si estendeva tra questa piazza, la ferrovia e il porto ancor’oggi detto romano, posto in un ansa del
golfo poco a nord dell’attuale (visibile dal cavalcavia che lo oltrepassa indirezione nord, verso le strade per Golfo Aranci ed Arzachena Costa Smeralda,cioè la ss 125).

Dalla via Porto Romano, lasciandosi adestra la via delle Terme, si supera la ferrovia e si volta a sinistra,raggiungendo in breve la notevole chiesa romanica di S. Simplicio, uno dei monumenti medioevali più significativi dell’isola. Eretta in conci di granito
alla fine del XI sec., fu poi modificata: del primo impianto si conserva la parte inferiore dei lati esterni ed alcune mensole delle navate laterali, all’interno.

Queste mensole dimostrano appunto le successive modifiche operate per prolungare la navata, allorché la volta a capriate lignee fu sostituita con l’attuale, a botte. Ciò non ha certo impedito che il fascino della semplice disadorna navata e del presbiterio, con la pietra grigia a vista, ole colonne ed i pilastri conservassero tutta la loro forza architettonica.

Ma la parte più bella del monumento é di certo la facciata, anch’essa risalente alla seconda fase costruttiva, caratterizzata da influssi pisani e lombardi in piacevole ed armonica mescolanza. Essa presenta una classica tripartizione con il portale, semplice, sovrastato da una trifora, e l’ornamento di una fila di archetti pensili o poggianti su lesene,secondo lo stesso motivo che segna tutti i lati dell’edificio.

Da S. Simplicio, superando di nuovo la ferrovia (si lascia a destra la statale per Tempio, pag, 153) e proseguendo verso sud, siesce dalla città per la via Roma, già principale accesso dalla ssl 25, ed orain buona parte sostituito nella sua funzione dalla moderna sopraelevata,grande ponte in cemento armato che supera il settore sud-occidentale del golfo olbiense, collegando la ss125 appunto, la strada per Oschiri e Sassari el’aeroporto alla citata via Genova.

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La festa principale di Olbia è San Simplicio, il 17 maggio (parte religiosa), con processione solenne (costumi, banda ecc.) il 15.

Altre feste caratteristiche sono quelle campestri, presso le chiesette di San Vittore, Santa Mariedda e Nostra Signora di Cabu Abbas, tra la primavera e l’estate; l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo organizza poi l’Estate Olbiense, con varie manifestazioni a partire da fine luglio, in città e a Porto Rotondo.

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I dintorni di Olbia offrono un gran numero di  possibilità per escursioni in auto e a piedi, verso zone di interesse archeologico, naturalistico e ovviamente balneare, grazie alle stupende aree costiere.

Nella piana olbiense, detta piana del Padrogianu dal fiume che la attraversa, si trova un altro interessante monumento medioevale: il castello di Pedres o Pedreso, eretto a difesa dell’entroterra, lungo la strada d’accesso verso l’antica capitale giudicale; rimangono una torre semi-crollata tratti delle mura, a circondare la sommità di un grosso roccione isolato e sopraelevato di una trentina di metri rispetto ai pascoli circostanti: vi si accede dalla strada per Loiri (vedi), con una deviazione a destra (segnalata).

Dopo aver visitato il castello, proseguendo sulla stessa strada sterrata per pochi metri fino al primo bivio, prendendo asinistra e percorrendo circa 10 m. fino ad un cancelletto, in un prato fra alti olivastri a pochi metri dalla stradetta si vede l’interessante tomba dei giganti di Su Monte de s’Abe, in buono stato di conservazione, con esedra ecamera sepolcrale.

Altri monumenti preistorici rilevanti si incontrano sullato opposto (nord) del territorio: il più interessante e frequentato, data anche l’accessibilità, è il pozzo sacro Sa Testa (a destra della strada perGolfo Aranci, ben segnalato); fra le più tipiche costruzione del genere nell’isola, è composto da quattro ambienti (cortile, vestibolo, scalad’accesso di 17 gradini che porta all’ acqua e camera a tholos sopra il pozzo vero e proprio) e probabilmente utilizzata per molti secoli, poiché durante loscavo si rinvennero oggetti databili dall’età nuragica al Medioevo.

Altra interessante escursione archeologica comincia dalla base del cavalcavia ferroviario di via Galvani – via dei Lidi (incrocio la rotatoria all’inizio di viale Aldo Moro, importante arteria della zona di espansione settentrionale della città) alla base del quale si imbocca la stretta via Mincio che costeggia la ferrovia, verso nord; si superano gli scarsi ma interessanti resti dell’acquedotto romano (lasciandoli a sinistra) e si perviene alla graziosa chiesetta di Nostra Signora di Cabu Abbas, alla base di aspre e solitarie colline; qui, un tempo, veniva prelevata l’acqua necessaria ad approvvigionare la Olbia romana.

Uno dei colossali roccioni sovrastanti (quello di fronte, verso sud-est; sentiero d’accesso, fastidioso per la fitta vegetazione nel tratto finale) regge il notevole castello nuragico di Cabu Abbas m 245, insolita fortificazione adattata a luogo di culto con possente muraglia di difesa, porte d’ingresso, nuraghe con pozzo sacrificale (detto favissa) all’interno; da evidenziare la porta settentrionale delle mura, veramente notevole, e il panorama su tutto il golfo olbiense e le colline solitarie circostanti.

Se ci si sposta verso l’entroterra occidentale, si nota la mole del Monte Pinu (m. 742) che domina la pianura; vi si accede deviando dallastrada per Telti e Tempio per salire in zona protetta dall’Azienda Forestale fino alla cima, dove sopravvive un bosco naturale di pini marittimi, residuo di foreste un tempo molto più estese; oppure proseguendo oltre la periferia del quartiere di Orgosoleddu lungo la nuova strada per Priatu e Tempio; si passa vicino ad alcune graziose chiesette campestri come Santa Mariedda e San Vittore, poi siprende a destra, alla base del costone montano, salendo rapidamente verso il bellissimo stazzo di Muddizza Piana, in una cornice naturale molto interessante per valore ecologico e panoramico, caratterizzata da una grande distesa di macchia mediterranea in tutta la valle del rio Toltu fino ai selvaggi costoni del Monte Santo di Sant’Antonio di Gallura, ; ci si può ricollegare alla S. Antonio-Arzachena proseguendo sulla strada sterrata e prendendo a sinistra.

Probabilmente è però il settore settentrionale dell’entroterra olbiense a vantare le attrattive maggiori: infatti, con la strada ss 25 per Arzachena, lasciando a destra le deviazioni per le località balneari, si sale velocemente sugli aspri costoni del Monte Cugnana (m 649), grandiosa e scoscesa cima dominio della vicinissima costa di Porto Rotondo e della poco più settentrionale Costa Smeralda.

A 12 km dalla città si trova lo stazzo Casagliana dal quale, con il permesso dei proprietari, si può accedereverso la montagna; raggiungere la cima è però escursione faticosissima e riservata ai più esperti, sconsigliabile d’estate: prendendo invece a destraverso la Costa Smeralda (2° bivio importante della ss 125 dopo Olbia; il primo è per Golfo Aranci e Porto Rotondo) si costeggia il Golfo di Cugnana in vista del vasto insediamento di Porto Rotondo e si sale, lasciandosi (ancora a destra) la deviazione per la strada panoramica della Costa Smeralda.

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